Musica, prof. Litrico ad A1N: “Vi racconto l’arte della liuteria”

Progettazione e costruzione di copie di strumenti musicali storici per far rivivere la musica di un tempo. Con questo obiettivo il prof. Angelo Litrico, clarinettista, docente e liutaio, ha deciso di far rivivere a Catania, dopo anni di studi in Francia e in Olanda, l’arte della liuteria. Così nasce e viene avviato il laboratorio-atelier sito nel quartiere degli “Angeli Custodi” e la collaborazione con Olivier Cottet. Il racconto di questa arte nell’intervista al prof. Litrico realizzata dalla nostra redazione.

Da clarinettista e docente a realizzatore di strumenti in un laboratorio artigianale. Come avviene questo passaggio? Quando e come nasce l’idea di avviare una liuteria?

“L’atelier che stiamo avviando a Catania realizza copie di strumenti storici, di produzione tra fine Seicento, Settecento e primo Ottocento, e si legano a una pratica, ormai diffusa nel mondo da oltre cinquant’anni, che prevede l’esecuzione del repertorio mozartiano e bachiano con gli strumenti utilizzati all’epoca e molto diversi rispetto a quelli impiegati oggi. Se, ad esempio, si vuole realizzare una produzione di una sinfonia di Haydn con strumenti originali, entrano in ballo determinati materiali: per archi, violini con una determinata conformazione, quote differenti, con l’impiego del budello; i fiati sono copie di strumenti impiegati in quel periodo. Si tratta dunque di un settore molto di nicchia.

Circa vent’anni fa mi sono trasferito per studio e lavoro a Parigi, dove sono rimasto per circa quattro anni. Lì ho scoperto la dimensione degli strumenti storici e ho iniziato a studiarli, successivamente ho proseguito gli studi, per altri quattro anni, in Olanda, presso il conservatorio de L’Aia, nel dipartimento di musica antica e ho così acquisito questa conoscenza.

Gli strumenti da me acquistati sono tutti fatti all’interno di laboratori-atelier. Ho conosciuto così i liutai e da lì è nato anche un rapporto di amicizia. Uno di questi liutai mi ha messo in contatto con Olivier Cottet, figura importante in questo panorama. Olivier svolge da quarant’anni questo mestiere, produce oboi e fagotti storici e ha formato diversi liutai, i suoi strumenti sono ricercati nel mondo intero. Lui e la moglie, Claire, da vent’anni vengono in Sicilia e avevano il sogno di creare qui uno spazio dove poter trascorrere diversi mesi l’anno producendo anche degli strumenti. Adesso Olivier ha chiuso la sua produzione in Francia e l’ha distribuita tra Catania, dove produce oboi cui si aggiungono i miei clarinetti, e Palermo, dove realizza invece i fagotti con il collega Maurizio Barigione. Tutto nasce da una serie di coincidenze. Bisogna dar merito alla fondamentale presenza di Oliver Cottet: lui ha voluto lasciare in eredità le sue macchine e tutto ciò che ha accumulato in tanti anni di esperienza a me e a Maurizio Barigione. È un impegno importante in termini di tempo e materiali, il legno da utilizzare, legno di bosso, non si trova in Italia e dobbiamo farlo arrivare dalla Francia”.

Avete avuto dei riscontri?

“È opportuno fare una premessa. Parliamo di una liuteria di nicchia, non presente in tutte le città: in Italia oggi siamo due o tre atelier per la produzione di oboi, di clarinetti invece si occupa anche un collega di Novara, Stefano Furini; in Europa saremo una decina in tutto, forse meno. Pertanto chi è interessato a uno strumento del genere, lo acquista là dove viene realizzato considerando la qualità del prodotto. L’atelier si rivolge a un mercato non locale e abbiamo già ricevuto qualche input: stiamo producendo degli strumenti che dovranno arrivare in Germania e Francia. La realtà locale è invece particolare. Catania, fino a oggi, non ha mostrato alcun interesse per la musica antica, si sta affacciando a questo genere. Negli ultimi anni, in quanto musicista, ho spinto molto in tal direzione e sono riuscito ad avvicinare un po’ di persone: è nata una piccola orchestra barocca che seguo e pian piano si stanno avvicinando dei professionisti, interessati a questo genere di strumenti. Ciò rappresenta per me un altro aspetto importante di questo laboratorio che nasce all’interno di un’associazione, il Collegium Musicum Catania, con lo scopo di promulgare la musica antica nel territorio della Sicilia Orientale”.

La scelta di Catania, città che, come ha detto Lei, attualmente non mostra interesse per la musica antica, come sede di un laboratorio del genere a cosa è legata? Alle sue origini?

“In quanto catanese mi piace l’idea di far qualcosa in questo territorio. Catania è una realtà difficile, in questo ambito più che in altri, perché non c’è stata grande apertura: sono circa vent’anni che spingo su questo punto e solo da pochi anni invece c’è un avvicinamento da parte di qualcuno. Ci ho voluto credere. L’atelier tra l’altro è nel quartiere degli ‘Angeli Custodi’, un tempo zona ricca di artigiani e piccole fabbriche. È una sfida che mi piace e poi c’è il grandissimo supporto di Olivier e della moglie, loro amano la Sicilia, riescono a trovare il bello laddove noi non riusciamo a vederlo e sono affascinati da questo quartiere”.

Alessandra La Farina

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