Calcio Catania, Pulvirenti dichiara che il club è in vendita. La Curva Nord sospende tutte le attività

Il Calcio Catania è in vendita: adesso ogni minimo dubbio in tal senso è superato. A dichiarare ciò, proprio il patron del club di via Magenta, Nino Pulvirenti, in una lunga intervista al quotidiano Repubblica, edizione di Palermo.

Il Catania è in vendita, ma finché ne sarò a capo non morirà. La verità è una ed è quella scritta nei bilanci della società, nella classifica senza punti di penalizzazione. In Serie C criticità ce ne sono state, anche peggiori di quelle attuali, però, le abbiamo sempre affrontate e superate.

Siamo ancora in C perché la doppia retrocessione ha messo a repentaglio le fondamenta economiche del club. Follieri? I legali si sono sentiti giovedì, se verranno soddisfatti i requisiti economici da noi richiesti ci siederemo per avviare una trattativa. Ma è prematuro in questo momento parlare di cifre.

Lo Monaco? Dobbiamo parlarne con tranquillità, ma il suo addio è un’ipotesi che non prendo neanche in considerazione, perché c’è da completare un percorso che abbiamo intrapreso insieme. Il nostro obiettivo comune rimane la promozione in Serie B. Un traguardo da raggiungere attraverso le possibilità che ci verranno offerte anche nel corso dell’attuale stagione. La mia analisi non può prescindere da un dato oggettivo incontestabile e che è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi cinquanta anni di storia del club, se non sporadicamente, nessuno ha ottenuto i risultati sportivi della dirigenza con a capo Pietro Lo Monaco”.

Sotto l’Etna, un vero terremoto ha squarciato il suolo calcistico. Dalla strada della cessione e della ricongiuntura con Pietro Lo Monaco, alle comunicazioni dei gruppi organizzati della Curva Nord che annunciano il loro momentaneo disimpegno, come si legge nella nota sotto riportata.

Inutile gridare ancora una volta quanto sia importante per noi la città, la storia della città e tutta la simbologia che appartiene ad essa, la Nostra Maglia ad esempio. Questo è sempre stato chiaro e limpido, nei nostri cuori e nei vostri occhi. Catania è unica nonostante i catanesi. O meglio, nonostante la volubilità dei catanesi. Con questa lunaticità abbiamo imparato a convivere; è la parte meno onorevole del nostro essere vulcanici. “Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri” cantava Rino Gaetano ed infatti Catania si è risvegliata turbata, indignata, pronta a condannare ancor prima di valutare, accertare, distinguere e giudicare.

La stessa Catania che fino a poco tempo fa non trovava pace per l’umiliante agonia del CalcioCatania ma era costretta a chinare il capo. Qualche volta, però, tutto ciò stanca, avvilisce persino i più indomiti innamorati. Il catanese è cosi. Da sempre Noi difendiamo, incondizionatamente, con enormi sacrifici e senza alcun vantaggio, l’ultimo simbolo rimasto di una città che ha perso luce ed orgoglio ormai da tempo. Da sempre vogliamo il meglio, pagando caramente ogni canto e passo, per la maglia e quindi per il blasone di essa e di tutta la città. Questo è il nostro stile, alziamo la voce (la voce! la parola!) se qualcosa non quadra, alziamo la voce se crediamo ci sia un pericolo per ciò che amiamo.

E’ istinto, è cuore e perdonateci se prima non ci mettiamo i guanti, scusateci se non chiediamo permesso a chiunque crede di poter imporci come sventolare la nostra bandiera. Siamo la prima fila ed abbiamo sempre voluto difendere e mettere in guardia i tanti delle retrovie. Siamo stati seguiti, apprezzati, usati e poi isolati, siamo stati additati come mafiosi, come speculatori, come criminali. Siamo noi il male assoluto, siamo noi il nemico del CataniaCalcio, noi dai nostri grigi spalti, senza conferenze o interviste televisive, senza microfoni, pulpiti e cravatte, noi maggioranza ma in netto svantaggio comunicativo. Ci è stata vietata la critica, la contestazione, l’opinione. Ci è stato impedito di fare domande, di capire, anche per sommi capi, metodi e progetti. Tutto ciò rappresenta il sacrosanto pane quotidiano per una tifoseria.

Tolto questo, rimane un intero popolo ammutolito, addomesticato e chiuso nel recinto costruito da una dirigenza che ha dimostrato di saper fare nulla o quasi. Per questo motivo, è inutile continuare, sarebbe folle, controproducente ma soprattutto sterile. E’ un mortificante paradosso ma è così. Sospendiamo ogni attività fino a quando chi mal dirige non cederà il posto a chi ha qualità e valori per poter portare il nome di Catania nel calcio, lasciamo tutto in balia di chi si crede o vuol illudere di essere competente, molliamo fino a quando non ci sarà una nuova società più sana ed una nuova dirigenza più limpida, cordiale e preparata. Ci facciamo da parte, per il bene del nostro bene più prezioso, per impedire a qualcuno di alimentare polemiche, illazioni e strumentalizzazioni. Molliamo, lasciamo tutto a voi, platea e palcoscenico, ci scansiamo per vedere davvero chi è puparo, chi è pagliaccio e chi comparsa“.

Insomma, a Catania sono giorni di fuoco. Il futuro appare incerto e irto di ostacoli. Prossime settimane potrebbero risultare determinanti in chiave continuità per la matricola tanto cara ai tifosi rossazzurri.

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