Finaria, chi tratta per Meridi (Fortè) e Calcio Catania? Tempistiche e freni

Il tema è delicato. Parlare di Finaria per chiunque lo faccia richiede non solo equilibrio ma anche rispetto per tutti quei lavoratori la cui posizione è in bilico, da mesi nel caso di Meridi (quasi un anno ormai, in maniera palese), e pure per il Calcio Catania la cui crisi si è accentuata soltanto negli ultimi tempi portando alla “terra emersa” come risultante delle operazioni – rivelatesi infruttuose – di anni, le conseguenze negative della mancanza di liquidità e risorse da investire. Argomento spigoloso, l’epilogo di due aziende storiche per il tessuto imprenditoriale della città di Catania e per la Sicilia tutta che passa per le mani di commissari e liquidatori, nella garanzia del tribunale etneo che tutto sarà tentato per evitare il collasso e la scomparsa definitiva delle due realtà.

Questione di tempistiche, concetto ridondante espresso da questa redazione. Questa è una fase cruciale, e se vogliamo terminale di questa era imprenditoriale che ha fatto le fortune di Nino Pulvirenti, prima del declino. Se l’inabissarsi di Finaria era evitabile, i mezzi per tamponare potevano e dovevano essere posti in maniera tempestiva: rivolgersi al tribunale, adesso, è la carta della disperazione a cui possono seguire due percorsi in sostanza. Uno è legato all’ingresso nell’attuale situazione e con le attuali condizioni creditizie e debitorie (di gran lunga l’esposizione debitoria supera gli incassi) di nuova linfa e quindi nuovi imprenditori se il tribunale ne darà modo dopo le sue analisi, l’altra vale l’azzeramento di tutto ed è la via che tanti lavoratori sperano di evitare. Incombono date importanti, ricordando la condizione di amministrazione controllata richiesta da Meridi. A breve infatti per i lavoratori Fortè arriverà risposta circa la possibilità di ingresso nei meccanismi per il ritorno a lavoro, la disposizione dei pagamenti degli stipendi e l’eventuale soluzione positiva in tal senso darà certamente ossigeno dopo mesi difficili.

Partiamo proprio da Meridi. Qualcuno cerca di avvicinarsi alla possibilità di rilevare i supermercati con un cambio di marchio. Situazione complessa è vero, il tribunale studia documenti e valuta provvedimenti è vero pure ma per chi da tempo è radicato in questo genere di attività potrebbe essere una carta da spendere che può anche arrivare a preservare quanti più posti di lavoro possibili. Un noto gruppo isolano (pare possa essere Gruppo Arena) potrebbe essere una realtà interessata in questo contesto, nei mesi scorsi anche realtà a carattere nazionale avevano abbozzato un dialogo. Interessamento che per diventare qualcosa di più avrà bisogno della messa a punto di una serie di passaggi nè immediati, nè tantomeno scontati. Per cui anche in questo senso parola ai fatti e alle vicende che legano tribunale a soluzioni corrette per una continuità o un fermo dell’attività.

Sul capitolo Catania le speculazioni aumentano. Qualcuno dimentica o vorrebbe dimenticare che questa redazione nel mese di settembre parlò per prima di ciò che stava accadendo, con qualche timido interessamento locale con qualche punta anche lontana dalla Sicilia disposta a porgere l’orecchio su quanto accadeva alle falde dell’Etna. Vorremmo poter dire che erano i tempi giusti per un passaggio di proprietà ma forse quell’idillio era già superato, allora. Smentite di circostanza non fermarono questa convinzione, rinfreschiamo così la memoria a chi l’avesse persa. Oggi parlare di cessione è divenuto pane quotidiano di chi guarda fedelmente alle vicende del blasonato club di via Magenta. Abbiamo sempre ribadito un altro concetto che oggi marchiamo una volta in più: Catania e il Catania, quindi calcisticamente parlando, attrae non poco dal punto di vista imprenditoriale. Ma a quali condizioni? Aggiungiamo un altro tassello. Oggi pare troppo facile far di conto, parlare di milioni presi e spediti da un conto corrente ad un altro per un passaggio di proprietà (almeno cinque milioni oltre all’accollo dei debiti per il Catania e Torre del Grifo?). A noi non sembra così semplice la questione, non lo è di certo. Chapeau per il lavoro che cercano di fare liquidatori, dirigenti del Catania, ma sul pasticcio del passato lavorare oggi è complesso e complesso è pensare che sia facile per un imprenditore ragionare nell’ottica del “butto nel cestino tot milioni per risanare il debito”. Ma chi vuol buttare (perché investire sarebbe improprio come termine) tot milioni di questi tempi? Chi prova ad acquistare il Catania oggi fa un atto di amore e devozione alla piazza. Molti altri ragionano invece in prospettiva di un futuro che possa rappresentare una novità e quindi una nuova matricola. C’è la cordata, è risaputo, pronta con ogni probabilità a rimodulare la sua proposta d’acquisto nel tentativo di preservare la matricola, per renderla più appetibile anche al tribunale che lavora sulla prospettiva del recupero immediato di liquidità. C’è un patto di riservatezza, ve lo abbiamo anticipato qualche giorno fa. Ci sono altri due imprenditori locali vicini allo sport in un caso e ai colori nell’altro, pronti a creare una trade union qualora si dovesse ricominciare da zero. C’è una terza chiave, lontana da Catania, forte e in fase di riflessione sulle opportunità che un “investimento” potrebbe portare nella città dell’elefante. Un investimento su due binari, non su uno soltanto. Due porte, più chiavi nel mazzo. Chi raccoglierà il mazzo? Non è soltanto una questione di chiavi ma anche di volontà di andare ad aprire la porta. Devi comprare una casa, la scelta va sulla casa da ristrutturare o sul terreno da cui erigere il progetto della nuova costruzione? Sulla posizione del venditore ci rifacciamo alle parole del presidente del Catania, Gianluca Astorina: l’unica via è la cessione. La risposta al rebus parrebbe comunque vicina.

Per Finaria dunque i giorni della verità sono prossimi.

(Fonte foto: calciocatania.it)

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