Catania, costruzione cittadella giudiziaria: la sentenza del Tar e le polemiche politiche

cittadella giudiziaria

Ha scatenato un vespaio di polemiche ed un vivace botta e riposta tra l’amministrazione regionale siciliana ed il MoVimento 5 Stelle, la sentenza della prima sezione del Tar di Catania, relativa al bando ed alla gara d’appalto per la demolizione dell’ex palazzo delle poste, sito in Viale Africa, e alla conseguente costruzione della cittadella giudiziaria.

 

La sentenza del Tar

Nel mese di luglio, infatti, il collegio presieduto da Pancrazio Maria Savasta ha accolto, in parte, il ricorso presentato da due delle ditte “perdenti” (Di Fiore Rita – Smeda srl e ditta individuale Iaquinta Saverio) contro l’Assessorato alle Infrastrutture e alla Mobilità, ed ha quindi disposto un risarcimento nei loro confronti. Tale risoluzione, in estrema sintesi, è dovuta ai criteri stabiliti nel bando d’appalto, ed applicati poi in sede di gara, dalla Regione Siciliana. Criteri che, come evidenzia la sentenza, si rifacevano all’ordinamento regionale e non a quello statale. Lo Statuto Speciale isolano, infatti, prevede la competenza legislativa esclusiva della Regione in materia di «lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse prevalentemente nazionale». I lavori, tuttavia, continueranno dal momento che, lo stesso Tar catanese, ha respinto la parte del ricorso che chiedeva l’estromissione della ditta vincitrice ed il subentro della ricorrente principale.

 

L’attacco pentastellato

A rilanciare questa sentenza era stato il MoVimento 5 Stelle di Catania, attraverso un post pubblicato su Facebook nel quale si chiedeva una netta inversione di rotta:

“Abbiamo già evidenziato in tutte le sedi istituzionali, con interrogazioni all’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e al comune di Catania, come, secondo noi, la costruzione di questo edificio non abbia seguito un iter corretto, in primo luogo perché non è stata fatta nessuna variante al Prg che giustifichi il cambio di destinazione d’uso della zona da “verde pubblico-area industriale” a “servizi” e in secondo luogo perché la cessione di un bene indisponibile deve necessariamente passare dall’inserimento dello stesso nel piano di dismissione del comune, cosa mai avvenuta. A luglio si è aggiunta la sentenza del Tar, che “annulla il bando e i provvedimenti di aggiudicazione dei lavori di demolizione e condanna l’Amministrazione regionale al risarcimento del danno”.

“Comune e regione non possono più far finta di nulla. Una tale opera non può essere costruita con questi presupposti, ancor più se questa consiste in un presidio simbolo di legalità e giustizia. Rinnoviamo l’appello affinché si realizzi un parco urbano e si avvii finalmente un lento ma deciso processo di restituzione del mare ai catanesi, cominciando proprio da questo prezioso scorcio di costa, finalmente visibile, che rischia di venire offuscato dalla miopia di chi governa la città”.

 

La replica di Marco Falcone

La replica della Regione è arrivata, a stretto giro di posta, tramite queste dichiarazioni di Marco Falcone, Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità: “Se chi oggi parla avesse letto con maggiore attenzione la sentenza del Tar sul ricorso Di Fiore-Iaquinta, avrebbe forse evitato gaffe su una vicenda che qualcuno vorrebbe strumentalizzare a fini politici. Il provvedimento riconosce ai ricorrenti un indennizzo di poche migliaia di euro, ed è ben lontano dall’inficiare il completamento della demolizione dello scempio dell’ex Palazzo delle Poste, nonché la costruzione della futura moderna Cittadella giudiziaria. I lavori in viale Africa riprenderanno a breve, mentre va avanti l’iter di un’opera storica, l’unico che era possibile intraprendere nel rispetto delle normative sia sul piano del Codice degli appalti che sotto il profilo urbanistico”

“Per fare ordine –  conclude Falcone – dinanzi al travisamento dei termini della questione e alle eccessive speculazioni di queste ore, entro il mese di settembre convocheremo un incontro con la città, aperto alle associazioni e a tutti coloro che vorranno esserci, e dibatteremo sulle ragioni dell’iter stabilito e dell’opera stessa. Il Governo Musumeci va avanti sulla Cittadella giudiziaria, infrastruttura attesa da decenni che coniugherà l’obiettivo di una sede moderna e prestigiosa per la Giustizia etnea, alla necessità di riqualificare un’area di Catania – conclude l’assessore – che era stata dimenticata da tutti, dando vita a un nuovo balcone sul nostro mare”.

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